Sopravvissuto senza un braccio e una gamba ad un incidente in treno ad Arenzano, Bianconi ha fondato un’associazione di volontariato che in Tanzania dà un futuro ai bambini mutilati dalle guerre
Esattamente undici anni fa Christian Bianconi, allora 27enne, si risvegliava in un letto dell’ospedale San Martino di Genova: “Ricordo i bellissimi occhi verdi della dottoressa che mi chiese come mi sentivo. Io sapevo cosa mi era successo e risposi: “In gamba”. Anche se era curioso che a dirlo fosse uno cui avevano appena amputato sia una gamba che un braccio”.
Ecco, Christian Bianconi oggi, nonostante gli occhi svelino un dolore mai dimenticato, a 38 anni conserva quello stesso spirito anche quando ti racconta la sua seconda vita: una onlus aperta due anni fa per fornire protesi e tutori ai bambini amputati della Tanzania.
Ma non regalargliele soltanto, perché “non volevamo creare l’ennesimo caso di parassitismo, quello che stiamo facendo è aiutarli a costruire un laboratorio e formare tecnici in modo che le protesi se le costruiscano da soli e le possano riparare direttamente loro, evitando così di ricorrere a quelle fornite dalle multinazionali del settore attraverso contributi dell’Onu ai governi, e che sono molto più care e quando si rompono sono da buttare”.
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